lunedì 28 ottobre 2013

Cari genitori, come alcuni di voi sanno ci stiamo attivando per partire con un progetto sperimentale di elementari in piena campagna, pochi bambini, ritmi accettabili, educazione emotiva, rispetto dei tempi, ecc... come è stato per Serendipità, vorremmo partire con degli incontri informativi, di confronto e dialogo con i genitori interessati o anche solo curiosi. Partecipando agli incontri non vi vincolate in nessuna maniera del progetto. Più dubbi e domande avete meglio è, ne abbiamo bisogno per riflettere, approfondire, crescere. Se siete interessati mandate una mail a lilliput2009@hotmail.it e vi faremo avere il calendario degli incontri.

sabato 26 ottobre 2013

Frammenti

Avete presente la sensazione di stallo?
In bilico tra più eventi, pensieri, emozioni, possibilità.
Questa sera mi sento così.
Vorrei scrivere, narrare, raccontare, è l'unica cosa che vorrei ora.
Eppure, non riesco.
Sfoglio il quaderno degli appunti, vagabondo tra le centinaia di foto che abbiamo scattato, ripesco immagini nell'oceano colorato che racchiudo.



Potrei raccontarvi del giorno in cui abbiamo trasformato la nostra scuola in una sartoria con annesso negozio di scampoli.
Le noci la moneta di scambio.
I bambini hanno contrattato, contato, scambiato, comprato.
Ognuno di loro ha fatto un progetto, ha immaginato il "pezzo" finito, ha accostato colori, materiali e consistenze, poi la macchina da cucire ha fatto il resto.

Borse, vestiti, gonne, cartuccere, il finale.

Il giorno successivo la macchina da cucire era sparita, al suo posto tanti piccoli aghi, fili, bottoni, spolette, forbici e ditali.
Alcuni hanno imparato a cucire, altri hanno esplorato i nuovi strumenti, nessuno si è punto, tutti eravamo felici.
Matematica-economiadomestica-tatto-dirittoalrischio-sensodellecose-soddisfazione






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Potrei raccontarvi di quando abbiamo fatto il mosto.
L'uva tanto attesa è giunta in una giornata di ottobre ricca di tutti i suoi aggettivi: umida, fangosa, nebbiosa, piovigginosa, etciù!!
No, non era il caso si far pigiare l'uva ai bambini di fuori con questo tempo.
E allora che fare ?
Rinunciare all'attività?? Rimandarla a tempi migliori? E se non ce ne fossero più stati??
E allora si fa che la scuola si trasforma in cantina.
Davanti al camino acceso stendiamo dei teli, pentoloni per lavare i piedi, asciugamani a scaldare davanti al fuoco, gambette nude e squish squash, squish
squash....
Poi mestoli, pentole, imbuti, colini, è tutto un lavorio di manine impegnate, acini schiacciati, profumi che a noi adulti ci fanno precipitare nella nostra infanzia, accanto ad immensi nonni e al loro reverenziale sapere..
Ora abbiamo 6 litri di mosto. AAA Cercasi volontario per cuocere i sughetti !!
profumi-fuoco-ricordi-sensazioni-allegria-quandolorifacciamo?













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Potrei raccontarvi del nuovo arrivato.
Dello splendido coniglio selvatico che ora vive con noi.
Delle erbe spontanee che abbiamo imparato a riconoscere grazie a lui.
Dei bambini che tutte le mattine corrono nel campo a prendere cibo fresco.
Della sua morbida pelliccia, del sua codina un po' bianca, del suo muso mai fermo, dei suoi buffi saltelli, dei posti improbabili dove si nasconde.
mortino-orecchie-soffice-timido-attesa-arrosto?!








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Potrei raccontarvi del nuovo pollaio che ci è stato regalato.
Di come si sia trasformato in un perfetto palcoscenico in attesa dell'arrivo dei pennuti.
galline-showmustgoon-venghinosignorivenghino










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Potrei raccontarvi di O., mini-sorella di I. che è venuta in gita con noi cullata nella fascia mentre la mamma si occupava del pranzo.
dormita-piccolapiccola-contrasti-lamiaprimagita













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Potrei raccontarvi di quando abbiamo passato una mattinata a caccia del muschio.

Potrei raccontarvi dei picnic.


Potrei raccontarvi della rugiada.


Potrei raccontarvi del fuoco.


Potrei raccontarvi dell'assemblea dei genitori.
Potrei raccontarvi di come ci si sente ad essere maestra del proprio figlio.
Potrei raccontarvi di quando il nostro vicino ultraottantenne è venuto a farci un dono inaspettato.

Potrei, ma non questa sera.
Vi lascio con questi frammenti, intermittenti tracce di un percorso in continua evoluzione, crescita e amore.









martedì 22 ottobre 2013

piogge e semi

Lunedì, la settimana che comincia nella nebbia, piove a gocciolone larghe, fitte, niente galosce stamattina, stiamo dentro ad inventare storie e giochi, ad ampliare lo spazio della nostra stanza con l'immaginazione, perché fuori piove forte, ed è meglio stare dentro. E' meglio stare dentro?
Dopo la merenda finalmente il cielo si apre un pochino, lascia filtrare qualche timido raggio di sole che ci invita, ci chiama ad uscire, a stare fuori, è il fuori lo spazio che ci piace abitare, riempire della nostra presenza, delle nostre scoperte. Apriamo la porta della scuola e tutti i bambini si fiondano fuori, dopo la lunga attesa, infilano le galosce e sono già persi nei loro giochi, nelle loro peregrinazioni, dalla pozzanghera al noce, dal pollaio-teatro all'albero delle giuggiole, il fango non è un ostacolo, ma fonte di ispirazione. Partiamo per una passeggiata nel campo bagnato, alla ricerca di insetti, formicai, foglie colorate e tutto ciò che la natura può offrirci. Ma appena partiti ecco che una prima goccia tenta di disfare i nostri progetti. Proseguiamo. Ne arriva una seconda. Proseguiamo. Una terza. Che fare?
Ci confrontiamo con i bambini e in un secondo la decisione è presa all'unanimità: proseguiamo! In un attimo il campo è tutto un fiorire di impermeabilini e ombrelli variopinti, di saltelli e di risate. La nostra prima passeggiata nella pioggia! Nonostante le precauzioni ci bagnamo un pochettino, il che ci offre un'ottima scusa per accendere il caminetto e sederci tutti intorno ad asciugarci, rilassarci un pochino al tepore del fuoco e di tanti libri che leggiamo insieme. 
Era meglio stare dentro?

Martedì, la settimana prosegue nel sole, generoso oggi come in giugno, l'aria è calda e luminosa, la terra ancora umida per la lunga pioggia di ieri. A Serendipità è il giorno della musica: dopo i nostri piccoli riti quotidiani dell'assemblea e della merenda e dopo una lunga partita al tiro a segno di fuori, prepariamo una sorpresa per i bambini: li bendiamo e uno alla volta li portiamo dentro la scuola, che intanto è diventata un rifugio tiepido in cui la luce del giorno entra filtrata da coperte colorate appese alle finestre, creando un ambiente caldo, riservato. Facciamo sdraiare i bambini in terra, siamo tutti semini nella terra ora, sssshhhh, siamo piccoli semini che stanno per nascere. C'è silenzio mentre ogni semino-bambino si sdraia in un pezzettino di pavimento. Siamo nella pancia tiepida e umida della terra. Poi, piano, parte una musica, calda, invitante, piano piano iniziamo a muoverci, a scivolare, a strisciare, tutto il nostro corpo è aderente al pavimento, lo sentiamo, lo percepiamo, percepiamo lo spazio intorno a noi, dentro di noi, il corpo è misura dello spazio fisico, la musica ci aiuta a sperimentare lo spazio interiore, dove possono arrivare le mie braccia, le mie gambe, tutto il mio corpo, teso nello slancio del nascere, siamo semini che germogliano e piano raccolgono la vita dai piedi, dalle radici fino alle mani che danzano nell'aria. Non bisogna saper ballare, perché il nostro è un ballo di nascita, di volo, è il nostro spazio interiore che danza con ciò che è fuori, dentro e fuori sono in dialogo, ora. 
 La musica finisce, ancora ancora! ci chiedono i bambini, così ripetiamo tutto, una, due, tre volte, è una rinascita continua, una danza che non vuole finire. 
 L'orologio chiama e le pance brontolano, è ora di pranzo, è ora di tornare semini nella terra, ci rannicchiamo di nuovo, come a richiamare in noi tutte le emozioni sprigionate sinora, le riportiamo dentro per conservarle e goderne ancora un pò. 
 Ci sediamo in cerchio, parliamo di come ci sentiamo, come ti senti?
- bene!
- più tranquillo!
- più leggera!
Quale momento ti è piaciuto di più?
- quando stavo nascendo
- quando stavo volando
 Ci sediamo attorno al tavolo, proviamo a dare una forma grafica alle emozioni che viviamo, disegniamo quello che ci è successo dentro mentre i nostri corpi si muovevano nella musica.


questa è la musica dentro la quale siamo germogliati oggi. 

Buona nascita a tutti.

veronica


domenica 13 ottobre 2013

corso di disostruzione pediatrica

Cosa fare in corso di soffocamento??

Ve lo siete mai chiesto?
Se volete sapere come comportarvi e come reagire di fronte ad un situazione di questo tipo, il 25 e 26 ottobre presso Serendipità, la Croce Rossa terrà un corso di primo soccorso.
Il corso è rivolto a chiunque abbia a che fare con i bambini ( nonni, genitori, educatori...)
L'orario sarà dalle 16:00 alle 18:00.
Per prime prenderemo le prenotazioni per venerdì 25, in caso di superamento del numero dei partecipanti ( max 10), procederemo a prendere le iscrizioni per il sabato.
Occorre dare conferma entro mercoledì 23 mandando una mail a lilliput2009@hotmail.it
Il corso ha un costo di 13 euro a persona.

Come raggiungerci:
Superate San Paterniano, girate a sinistra per Villa San Paterniano, dopo 500 mt sulla vostra sinistra troverete un cartello con scritto b&b hammam (andate piano perché non si vede molto bene), girate lì, la nostra è la prima casa sulla destra

giovedì 10 ottobre 2013

Autunno


La nostra scuola sta nel cuore di un grande campo.
Verdi sentinelle sono le mura che la proteggono .
A turno parlano, raccontano, regalano.
Questa è stata la settimana del noce.
Silenziosamente, senza che ce ne accorgessimo, ha steso ai suoi piedi un tappeto di noci, alcune già nude altre ancora avvolte nel loro mallo.
Le raccogliamo, riempiamo pentole, tir giocattolo, secchielli, bicchieri e bidoncini.
Dentro sono umide, hanno bisogno di altro tempo.
Le laviamo. Le mettiamo ad asciugare al sole che oggi si concede.
Scopriamo che il mallo, una volta bagnato diventa colore.
Stendiamo delle tavole sul prato, srotoliamo rotoli di carta, diamo pennelli e lasciamo che i bambini sperimentino il nuovo colore e giochino con le forme.
Chi lascia macchie, chi schizza, chi riempie, chi fa cerchi, chi righe.
I nostri dipinti sono diventati pergamene appese ai muri.
Mostra semi-permanente del caso che diviene attività didattica.







La nostra scuola sta nel cuore di un grande campo.
Il grande campo brulica di milioni di cuori pulsanti.
Questa è stata la settimana dei formicai.
Sempre più numerosi si stagliano tra le erbe.
Architetture evanescenti, incredibilmente complesse e fragili al contempo.
Una corsa avventata, una caduta, possono distruggere il lavoro di instancabili operaie che da secoli ripetono le stesse azioni con costanza, ordine e precisione.
I bambini si incantano a guardarle, osservano i progressi che compiono, si nominano paladini della sicurezza, si meravigliano ad osservare le piccole formiche che trasportando granelli creano pizzi di terra.
Accanto ai formicai i funghi, spuntati all'improvviso, venuti da chissà dove.
Sempre più ogni nuovo giorno.
Alti, bassi, grossi, piccoli, bianchi, giallognoli o marroncini.
Anche loro fragili, anche loro evanescenti.
Le loro vite, brevi comparse.
Misteri irrisolti che lasciano i bambini esterrefatti.




La nostra scuola sta nel cuore di un grande campo.
Nella scuola ci sono 15 piccoli cuori che battono.
Collegati a questi piccoli cuori ce ne sono altrettanti e anche più.
Questa settimana i piccoli cuori hanno cantato, suonato, hanno massaggiato quelli dei più grandi con la loro gioia.
Questa settimana con molti genitori e  amici ci siamo confrontati sul tema della felicità.
Per noi fortemente collegata alla scelta, consapevole.
Noi adulti che abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio ci siamo sintonizzati con i piccoli cuori, abbiamo rallentato, abbiamo ricordato, abbiamo intuito, ci siamo fidati di ciò che sentivamo.
Noi grandi abbiamo avuto paura prima che tutto avesse inizio.
Paura di non farcela, di non essere all'altezza, di aver preso una decisione sbagliata.
Ma era la nostra scelta.
In un mondo di deleghe, dove la colpa, la causa della nostra felicità è sempre altrove, noi, gruppo di adulti, abbiamo scelto di scegliere.
Nessun capro espiatorio, nessuno da incolpare, solo noi, in cerchio, a discutere e trovare soluzioni.
E ora, che quei piccoli cuori cantano di gioia, noi siamo il loro coro.


La nostra scuola sta al centro di un grande campo.
Verdi sentinelle le mura che la proteggono.
Il grande campi brulica di milioni di cuori pulsanti.
Nella scuola ci sono 15 piccoli cuori che battono.
Attorno ai 15 piccoli cuori, c'è un cerchio di adulti a sostenere, proteggere, gioire e a rinnovare ogni giorno la propria scelta, di aver scelto.








venerdì 4 ottobre 2013

poeti analfabeti


Giovedì è il giorno dedicato alle attività di teatro-danza.

Per questa giornata avevamo organizzato un mimo delle emozioni; una scatola piena di bigliettini rappresentanti diversi stati d’animo ci aspettava sopra lo scaffale.

Nella nostra testa l’idea era perfetta, non faceva una piega, dovevamo solo metterla alla prova dei bambini.

E’ una splendida giornata e decidiamo di proporre l’attività nel campo.

In fondo è un campo senza nulla, né un gioco, niente scivoli né altalene.

Un campo di erba tagliata e basta, cosa avrebbe potuto distrarre i bambini ?

In realtà, Immaginavamo già che i più piccoli si sarebbero distratti facilmente, catturati da qualche formicaio o cavalletta di passaggio, ma volevamo provare ugualmente.

Scendiamo nel campo.

Alcuni correndo altri ruzzolando, memori dell’esperienza del giorno precedente, la festa nazionale della ruzzola da noi indetta.

Comunque, rotolando, ruzzolando, scapriolando, correndo, strisciando, gattonando, tutti alla fine arrivano.

Facciamo un bel girotondo per metterci in cerchio, dopo la formula  “tutti giù per terra”, siamo magicamente tutti seduti in un cerchio perfetto.

Iniziamo il gioco, ci sono tutti, anche i più piccoli.

Siamo felicissime.

Facciamo girare la scatola con i bigliettini tra i bambini e intanto spieghiamo che gioco faremo.

Dopo che ciascun bambino  ha mimato il suo biglietto, gli altri provano a rifarlo tutti assieme.

Non avevano mai fatto questo gioco, quando è il loro turno molti si emozionano e si imbarazzano, comunque improvvisano qualcosa, tutti ridono molto, ma nessuno si offende, i bambini sono molto uniti tra loro.

Nel frattempo però, un bambino si allontana, poi due, poi tre, alla fine solo 4 bambini rimangono a giocare con noi.

Immersi nel dubbio cerchiamo di capire cosa sta mimando V., sembra scavare, mettere qualcosa sottoterra, poi coprirlo.

Sembra faccia un orto, ma che stato d’animo bizzarro ??

“Stai facendo l’orto?” “Sei felice di fare l’orto?”

Scopriamo dopo 10 minuti di domande, dubbi, risate, che stava sotterrando cadaveri… nel suo bigliettino c’era scritto morto.

Disquisiamo su come si debba mimare un morto e sulla profonda somiglianza tra fare un orto e sotterrare qualcuno o qualcosa. Ma a questo punto siamo in 3.

E gli altri? Dove sono tutti??

Eccoli:

    Tutti intenti a scavare, far scorrere la terra tra le loro piccole dita, grattare, sminuzzare, fare montagne e osservare la più piccola delle formiche farsi largo tra vallate in miniatura.

Tutti giù per terra, ma questa volta davvero.

Con i visi a 10 cm per vederla meglio, con i nasi vicini per annusarla. Accanto a qualcuno o da soli, ma tutti per terra.

Altri nel frattempo si nascondono. Quando avevamo tagliato l’erba del campo avevamo deciso di lasciare una parte incolta, per permettere loro di utilizzarla come labirinto o nascondiglio.

Quello che non avevamo calcolato era la quantità delle piante di lappe, avete presente cosa sono?

Quei pallini ricoperti di piccoli spini che si attaccano ai vestiti, alle scarpe, ecc..

Bhè ecco cos’è successo. I bambini si sono addentrati nella foresta di lappe, ignorando totalmente ciò che sarebbe accaduto da lì a poco.
Quando sono riemersi erano completamente ricoperti di lappe dalla testa ai piedi.

 Mancava mezzora al pranzo, già le nostre menti viaggiavano verso pensieri di genitori sconvolti, arrabbiati, infuriati, di zucche pelate e abiti bruciati. 
I bambini ridevano, alla faccia loro....
Ma se Serendipità si chiama che serendipità sia!

Seduti in piccoli gruppi abbiamo iniziato a “delappizzarci”.  I piccoli ancora nella terra, splendida educatrice e aiutante .

Riusciamo nell’impresa, tutti puliti, nessuna lappa visibile e tutti a ridere ed ironizzare su quello che era successo.

Grazie a questo “incidente” abbiamo imparato tutti che niente è impossibile, che l’unione fa la forza, che sorridendo e scherzando i problemi sembrano più piccoli e ridicoli di quello che ci sembravano all’inizio. Ma soprattutto abbiamo imparato a riconoscere le piante delle lappe e a strane alla larga.

Tornando ai piccoli, erano completamente sdraiati sul campo, si erano tolti stivali e calzetti e sembravano aver raggiunto la pace dei sensi.

Ci saremmo uniti a loro volentieri ma il pranzo era pronto e siamo stati costretti alla ritirata.

Durante il rientro troviamo questo, titolo perfetto la mattinata ormai giunta al termine.




Venerdì, giorno dedicato alla cucina.

Dopo aver impastato assieme la pizza che avremmo poi mangiato a pranzo, ci fiondiamo nel campo.

Sapevamo tutti cosa fare.

 Creiamo un punto di raccolta per gli stivali, le scarpe e i calzetti, e via, tutti a piedi nudi come i piccoli ci avevno mostrato il giorno precedente.


“E’ morbido”, “è freddo”, “sembra una coperta bagnata”, “sentite qua è duro e qua è morbiduccio”, “ se camminiamo con i talloni facciamo dei buchi nel terreno”.

“Guardate le lavagne di terra “

Guardandovi piccole creature meravigliose, mi sono commossa e mi è tornata in mente questa poesia.

A voi la dedico, a voi e a tutti gli altri bambini del mondo.

Ma in particolare la dedico a mio figlio, che tutti i giorni mi ricorda cosa si prova ad esser bambino, mi insegna a tener stretto quel ricordo. Madelein quotidiana di ciò che ero e che sono ancora.










“ Adesso, cari cuccioli, io sono grande. Sono molto grande. Sono quella che mai e poi mai avrei voluto essere: una persona grande. Adesso io sono dei loro. Adesso lontanissima sono dai miei favolosi sette anni, quando ero un genio buono, uscito da poco dalla lampada, e un filosofo ero, ma senza le parole, un grandioso poeta analfabeta, un’artista senza arte. Adesso sono qui, da questo esilio duro, da questo corpo con peso, da questa mente complicata, da questa mente ingombrante, da qui, da questo buio che è tutto il mio vi guardo, adorandovi. […] Dicono che siete rotti. Siete sazi, dicono. Corrotti. Rovinati siete, come tutto il resto. Anche voi nella lista lunga delle perdite: l’acqua, l’aria, il silenzio, il pudore… Anche voi. Stuprati siete, rotti. Vecchissimi e troppo stanchi per l’infanzia. Scarichi, vuoti. Allora adeso imparate. Imparate l’odore dei nemici potenti. Sbranate, cuccioli, le loro mani piene. Scassate le loro tane come galere. Sputate sui loro piatti, incendiate le stanze gonfie di giocattoli, scappate, morsicate, tirate pietre sui televisori, scalciate, spaccate questo micidiale nostro sogno, l’inesauribile bisogno di agio, fateci a pezzi, scancellate noi, puniteci per aver fatto di voi le nostre miniature per avervi disinnescato, resi innocui, per non avervi ascoltati, nel vostro sommo sapere. Voi che eravate le porte del regno dei cieli e chi non passava da voi non passava, voi che eravate purissima gioia, voi che eravate noi bloccati nella più grande bellezza, voi che somigliavate ai cuccioli degli altri animali, voi che capivate lo splendore misterioso degli animali, voi che dormivate un sonno perfetto e benedetto, voi che vi svegliavate ridendo, voi che facevate balletti strepitosi. Voi nostre divinità domestiche. Nascete ancora cuccioli. Restate. Siate. Salvate. Giurate. Siate. Siate. Siate”

Mariangela Gualtieri “ Sermone ai cuccioli della mia specie”

A tutti voi, piccoli abitanti di Serendipità, con la speranza che nessuno vi disinneschi, che nessuno schiacci i vostri diritti.

Che nessuno vi impedisca di correre, rotolarvi, sporcarvi, ridere, sbagliare, cantare a squarciagola, piangere, camminare a piedi nudi.

Vi auguriamo di essere sempre ciò che siete, di non permettere a nessuno di rubarvi questi ricordi una volta diventati adulti.

Con amore, le vostre maestre.









martedì 1 ottobre 2013

accordarsi

Anche oggi, come ogni giorno, ci siamo posti delle domande, a scuola. Domande che non sono fatte di parole, ma di situazioni, di paure, di dubbi che sorgono facendo la cosa più spontanea del mondo: vivere. Oggi abbiamo cercato le risposte dentro a una chitarra. Abbiamo scoperto che il suono è frutto di un incontro, quello tra il mio dito e la corda, che il suono è dato da un movimento, da una vibrazione che è amplificata da una cassa armonica e che vola nell'aria fino ad arrivare agli ossicini del mio orecchio, che si fanno contagiare dal movimento della corda e danzano pure loro, dicendo alla mia testa: "ehi questo è un suono, questa è musica!".
Questo è un suono: incontro, movimento, comunicazione. Abbiamo imparato che esistono tanti tipi di suoni, in particolare di accordi, quelli allegri e quelli tristi, e che grazie alla musica possiamo dare un nome alle nostre emozioni, esprimerle senza paura. Abbiamo imparato che abbiamo bisogno tanto di musiche allegre quanto di musiche tristi, perché non sempre quello che proviamo è un'emozione positiva. Esistono la rabbia per un gioco rubato, la frustrazione per l'attesa del proprio turno, il disappunto per non poter ottenere tutto ciò che si vuole subito. Stiamo imparando a dare un nome alle emozioni, a dirle, a cantarle, a urlarle se ce n'è bisogno. Ad accordare noi stessi, con la nostra storia e le nostre esigenze, agli altri. Come le corde di una chitarra.