lunedì 26 ottobre 2015

La scuola è in mano alle bidelle

Ultimamente, per vari ruoli professionali, mi ritrovo a passare parecchio tempo dentro le scuole statali.
Ci sono molte cose che non vanno e questo lo sappiamo tutti, ma una delle cose che non tutti sanno è che al vertice della scala gerarchica dell'istituzione scolastica ci sono le ausiliarie, anche chiamate bidelle.
E' una verità che lentamente mi si è palesata davanti agli occhi, senza ombra di dubbio.
A confermarla sono state le maestre stesse.
Alcuni stralci di dialogo o situazioni che mi permettono di sostenere quanto dico:

 GIARDINO
" perchè i bambini non escono?"
risposta a:" perchè sporcano quando entrano e le bidelle si arrabbiano"
risposta b: " perchè si sporcano e le bidelle non vogliono cambiarli sempre e tutti i giorni".
risposta c: qui abbiamo delle colpe anche come genitori, perchè in realtà la risposta più gettonata è:
"perchè i genitori non vogliono"

"Acquisire competenze significa giocare, muoversi, manipolare, curiosare, domandare, imparare a riflettere sull’esperienza attraverso l’esplorazione, l’osservazione e il confronto tra proprietà, quantità, caratteristiche, fatti."


BAGNO
in qualche scuola dove sono stata, i bambini non possono andare in bagno da soli, siccome alcune bidelle sono stanche di essere chiamate ogni volta che ad un bambino scappa la pipì, hanno avuto l'idea geniale di portarli tutti insieme all'ora scelta arbitrariamente da loro.
Vengono stipati tutti dentro e come di fronte ad un plotone di esecuzione messi tutti con le spalle al muro. Uno alla volta viene chiamato dalla bidella, che con "grazia estrema" lo spoglia ( alla faccia dell'autonomia) lo mette seduto sul vasino, gli dice " fai la pipì. Non ti scappa la pipì? guarda che dopo non torno." Il bambino rilassato e confortato da quanto detto sopra, ma soprattutto dal tono rispettoso e mai impaziente, nella maggior parte dei casi porta a termine le sue funzioni fisiologiche ma in altri casi declina gentilmente l'invito. Poi mentre un altro bimbo viene inchiodato al vasino, la bidella gli lava le mani.

"Sviluppare l’autonomia significa avere fiducia in sé e fidarsi degli altri; provare soddisfazione nel fare da sé e saper chiedere aiuto o poter esprimere insoddisfazione e frustrazione elaborando progressivamente risposte e strategie; esprimere sentimenti ed emozioni; partecipare alle decisioni esprimendo opinioni, imparando ad operare scelte e ad assumere comportamenti e atteggiamenti sempre più consapevoli."

"perchè i bambini non possono usare l'acqua? E' riconosciuto che i bambini hanno bisogno di attività sensoriali e che l'acqua è uno degli elementi prediletti dai bambini che favorisce un rilassamento e la messa in atto di tutta una serie di sperimentazioni di ordine empirico"
" perchè le bidelle non vogliono pulire"

"L’apprendimento avviene attraverso l’azione, l’esplorazione, il contatto con gli oggetti, la natura, [...] in una dimensione ludica, da intendersi come forma tipica di relazione e di conoscenza".


UTILIZZO SPAZI
"Perchè dopo pranzo devono stare tutti in questa piccola stanza e non possono usare altri spazi?"
"perchè le bidelle vogliono pulire subito per andare prima a casa".

"il tempo disteso consente al bambino di vivere con serenità la propria giornata, di giocare, esplorare, parlare, capire, sentirsi padrone di sé e delle attività che sperimenta e nelle quali si esercita"

PASTI
" perchè i bambini non possono aiutare le bidelle ad apparecchiare'"
"perchè non vogliono, fanno prima da sole".

"perchè devono iniziare a prepararsi a mangiare alle 11:30? Non hanno ancora iniziato a digerire la merenda!"
"perchè la cuoca vuole andare a casa entro le 14:00 "

( al nido) " perchè tirate su dal letto i bambini addormentati e li mettete a dormire sopra il piatto di minestra? Non potete farli mangiare quando si svegliano?
" zitta che se ti sente la cuoca si arrabbia....."


le frasi virgolettate, sono prese dalle indicazioni nazionali per il curricolo, unico documento a cui le maestre dovrebbero attenersi.
Invito i genitori a leggerlo, a prenderne consapevolezza.
Un testo poetico, sensibile, che riconosce al bambino diritti e dignità.
Invito anche le maestre a non trovare scuse, alibi, a non scaricare scelte e responsabilità su altri.
Siete voi le esperte di educazione, che dovreste difendere e rivendicare i diritti fondamentali dei bambini, divulgando informazioni e motivando le pratiche.
Non permettete che siano altri a stabilire cosa fare e come in base a paure o a bisogni puramente personali.
L'attenzione deve tornare al bambino, sempre, senza scuse.

Questa è una piccola foto, non generalizzabile a tutte le scuole.
Un piccolo siparietto tragicomico.
Vi assicuro che nessuna delle frasi o situazioni è frutto di fantasia.
Come non ci sono buoni e cattivi, e tutto non è solo bianco e nero, non esistono scuole perfette e scuole pessime, ma tante sfumature.
Questa è una di quelle. Anche questo esiste, e va denunciato con il racconto, ironico, tagliente o serio.
Ma va detto quello che accade.
Chi sa e vede e non dice è complice
Chi non sa e non vede è invitato a cercare di cogliere queste sfumature, sempre, e a non tacere.
La scuola non è fallita, la scuola può migliorare, ma questo può accadere solo con il ripristino delle responsabilità individuali e collettive.

INDICAZIONI NAZIONALI



martedì 6 ottobre 2015

la porta del tempo

" e questo cos'è??"
" sembrerebbe un proiettile"
" ma è vecchio!"
" forse, portiamolo a scuola. Proviamo a studiarlo".

L., papà di I., lavora nelle forze dell'ordine.
Lo porta ad analizzare.

E' un proiettile di un mitra, di fattura americana.
Seconda guerra mondiale.

" ma come sarà finito nel nostro campo? Cos'è successo? Chi ha sparato?"
" ma è morto qualcuno?"
"ma... cos'è la seconda guerra mondiale? Ci sarà la terza?"

Pochi giorni dopo l'apertura della scuola, durante una delle nostre abituali giornate nella natura, un piccolo ritrovamento, ha aperto le porte ad un argomento che non avevamo pensato di affrontare.
La chiamano educazione incidentale.
Noi la chiamiamo serendipità.

3 cm di ottone hanno dato vita a lunghe discussioni, racconti e a una gita.
L'immancabile gita, non so com'è nelle altre scuole, ma da noi ogni momento è buono per una gita.
Quindi si sceglie la data, si crea il gruppo investigazioni, si studia la zona, si avvisano i genitori, si prepara lo zaino e via.
Chiesa di San Paterniano. Lunedì. 8:00.
C'è il reporter col taccuino, ci sono gli intervistatori, c'è il registratore-man.

"c'è un vecchietto!! Andiamo"
Parte il suonatore di campanelli.
Drin.
Driin.
Driiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiin.
" basta suonare, sennò si spaventa!"
Il signor Luigi ci guarda con lo stesso sguardo con cui avrebbe guardato un ippopotamo con una bombetta. Perplesso e smarrito.
Non c'è da biasimarlo, 6 bambini, 1 ragazza, zaini, macchine fotografiche, registratore, sguardo agguerrito di chi è a caccia di informazioni, bocche sporche di cioccolata, stile da campagnoli.
(" ma non dovrebbero essere a scuola???!")
Parte l'intervistatore:" cos'è successo nel campo sotto via striscioni durante la seconda guerra mondiale?? Eh, cos'è successo??"
" Ma io mica c'ero, sono giovane io!"
Con una domanda ci siamo giocati per sempre la fiducia di Luigi, cinquantenne offeso per essersi sentito attribuito 40 anni di più.
Non ce ne voglia il caro signor Luigi, avevo perfettamente notato la sua giovane età a dispetto dei bambini, è stato usato come cavia per far capire che un uomo di 50 anni non aveva vissuto la guerra.

la gita prosegue, il racconto potrebbe facilmente diventare un romanzo se dettagliassi tutti gli eventi che si sono susseguiti. Procederò per sommi capi.
Italo: 92enne arzillo, ci invita a fare merenda, ci lascia il numero. Ci racconta della guerra, di cosa è successo nel campo, delle bombe e delle case incendiate, della signora che perse una gamba e dei carri armati.
Maria: 90 anni. l'intervista la facciamo al suo capezzale. Sta male, è anziana. E' felice di vederci, ci racconta della guerra. Piange ripensando alla sua casa bruciata, a quello che ha visto e sentito.
Ci mostra la foto del marito, la medaglia al valore per essere tornato vivo da un campo di concentramento. Abbiamo un appuntamento per il suo compleanno. 24 febbraio. Gli piace mangiare tutto, tranne i maccheroni, quelli proprio no.
" cos'è un campo di concentramento?"
" è quello che abbiamo visto nel libro che ci hai letto l'anno scorso del signore che amava i bambini e partivano in treno?
" sì, era quello del libro di Korczak".
Serenella: parentesi moderna nel nostro viaggio storico. Ci fa vedere il suo allevamento di coniglietti nani. Uno diventerà nostro. Ci regala acqua e biscotti. Ci chiede di tornare a trovarla".

CAMBIO DI PROGRAMMA
" andiamo a vedere cosa c'è lassù??"
saliamo, scaliamo, ridiamo, rotoliamo, sgusciamo, camminiamo, cantiamo.
Siamo dove era l'accampamento dei tedeschi.

"GUARDATE!!! HO TROVATO UNA SCHEGGIA DI BOMBA!"

"Anche io!"
"un'altra"

dopo 5 ore di cammino siamo tornati a scuola a piedi, abbiamo incontrato altre persone lungo la strada.
Altri racconti, altre storie.
Siamo a 10 chili di schegge di bombe trovate, dopo 70 anni.
Ferite ancora aperte.
La guerra è tremenda.
" io non voglio fare la guerra da grande"

non dovevamo studiare la seconda guerra mondiale.
Abbiamo scoperto la nostra storia, le nostre radici.
Abbiamo interrogato la terra che calpestiamo.
Intervistato gli alberi, che muti hanno visto tutto.
Abbiamo soppesato il ferro che penetra, che uccide.

Che tutto questo sia un importante tassello nel vostro cammino splendidi cuccioli, che siate uomini capaci di riconoscere e contrastare il male, di riconoscere il dolore, di ascoltare e imparare dalla storia.
Di amare.


workshop autunnali

WORKSHOP TEORICO-ESPERENZIALE ALLA SCOPERTA DI UNA REALTA' DI EDUCAZIONE LIBERTARIA

Siete curiosi di conoscere da vicino Serendipità?
Volete saperne di più sull'approccio educativo libertario-democratico? 
Siete interessati a capire come gestire praticamente la libertà dei bambini all'interno di una realtà scolastica?
Allora questo workshop fa per voi.
Vi aspettiamo il 24 e 25 ottobre a Serendipità.

Questi saranno i temi trattati:
- educazione libertaria in macro( cenni storici, principali caratteristiche, esperienze esistenti) e in micro ( approccio libertario giorno per giorno, racconto della nostra quotidianità);
- gestione rapporto con i genitori;
- gestione della libertà;
- educazione emotiva;
- intelligenze multiple e multipli linguaggi;
- contatto con la natura.
Alla parte teorica sarà affiancata una parte pratica.
Il workshop è rivolto a insegnanti, educatori e genitori.

Per ricevere maggiori informazioni riguardo vitto, alloggio, costi e orari, potete mandare una mail a lilliput2009@hotmail.it


INTRODUZIONE ALLA SCRITTURA ITALICA

"Scrivere a mano è un atto di libertà e noi vogliamo sostenerlo".


Workshop tenuto da Maria Pia Montagna e Caterina Giannotti
Sabato 7 novembre 2015
Lilliput- Vicolo Vitalioni 9
Osimo 10:00-18:00

info e iscrizioni: lilliput2009@hotmail.it
posti limitati, iscrizioni entro il 3 novembre
IL WORKSHOP è RIVOLTO AGLI ADULTI :)


PERCHE' SCRIVERE IN CORSIVO?
Il corsivo è la forma di scrittura a mano più evoluta, quella in cui le forme sono eseguite con il minor numero di tratti e sollevamenti di penna, consentendo al pensiero di fluire sul foglio. La scrittura a mano è intimamente legata all'espressione della persona e può affiancarsi naturalmente all'uso di strumenti elettronici, ampliando così i linguaggi e i mezzi espressivi.

IL CORSIVO ITALICO
Il modello di scrittura corsiva qui proposto si definisce italico perché le sue forme originarie risalgono al Rinascimento e i primi manuali vennero stampati in Italia.

Il corsivo italico si articola in forme che sono le più semplici possibili: è la legatura che differenzia il minuscolo slegato (o stampatello minuscolo) dal minuscolo legato o corsivo, mentre le tradizionali maiuscole del corsivo inglese - così difficili da apprendere e da leggere – vengono rimpiazzate dalle forme dello stampatello maiuscolo.

In questo modo si rende tutto più facile e intuitivo e si possono insegnare ai bambini solo due alfabeti: uno maiuscolo e l’altro minuscolo (anziché i quattro tradizionali: stampatello maiuscolo, stampatello minuscolo, corsivo maiuscolo, corsivo minuscolo). Adottando questo modello è infatti possibile presentare un unico alfabeto minuscolo che diventa corsivo grazie all’aggiunta di tratti che legano le lettere tra loro.