giovedì 12 gennaio 2017

La Storia siamo noi

Quante cose da raccontare! Mesi intensi, giorni affollati di emozioni, impegno, scoperte. E ora una febbre inaspettata mi tiene a letto e mi dona un prezioso tempo per sfogliare i giorni e provare a raccontare. Da dove partire? Non ho dubbi: dalla Storia che ha bussato alla nostra porta.

A settembre 2015 la Storia si è presentata da noi, ha bussato con mano gentile e sguardo discreto, chiedendoci di entrare. Abbiamo aperto la porta come si fa con un ospite inaspettato, che porta con sé quel po' di imprevedibilità e profumo d'altrove. La Storia ha il corpo scolpito da migliaia di cassette di pomodori caricate e scaricate, da case costruite a colpi di cazzuola. Occhi da lince, sguardo che apprende, mani che parlano agli animali. Salif è il nostro pezzetto di Storia, entrato nelle nostre vite sottovoce più di un anno fa. Si è presentato col suo sorriso e col suo silenzio, gravido di voglia di esistere e di fare, ha osservato ed in poco tempo è diventato un maestro. Un fratello maggiore, così lo sentono i bambini.
Dopo mesi di giochi, avventure, passeggiate i bambini hanno chiesto a Salif di raccontare la sua storia. Ed così che hanno incontrato la Storia. Niente uomini primitivi, niente egizi, niente romani...la storia che stiamo studiando a scuola è quella che racconta del nostro mondo, delle migrazioni, di paesi lontani che offrono povertà e guerra a chi li abita, una prospettiva così poco entusiasmante da spingere queste persone a rischiare la vita in viaggi estenuanti e pericolosi. E così Salif si è seduto sul tappeto e i bambini hanno fatto cerchio intorno a lui e hanno ascoltato il viaggio nei gironi infernali della tratta dei nuovi schiavi. Non ha risparmiato dettagli, nascosto verità atroci, Salif. I bambini volevano quella verità. Con gli occhi spalancati hanno viaggiato con lui, sono partiti dal Mali su una motocicletta, hanno attraversato l'Algeria rischiando di cadere da un camion sovraffollato, hanno lavato piatti per un anno in Libia con la paura di essere ammazzati per strada solo perché stranieri. Sono stati chiusi in prigione e picchiati senza motivo. E poi la barca, così piccola, così piena, il mare freddo e buio, lo squalo, la fame e la sete. Gli amici lasciati o persi. Le lingue incomprensibili degli altri. E poi, finalmente, la marina militare, la salvezza, la speranza. Le loro piccole voci indignate e incredule davanti a tanta incomprensibile sofferenza, i loro abbracci forti e caldi al loro fratello maggiore e maestro. E lì, in quell'instante, la decisione di accompagnare Salif all'udienza del tribunale, per sostenerlo. Hanno deciso che la meta della loro prima gita dell'anno doveva essere quella. Così armati di merenda, fumetti e macchina fotografica hanno comprato il biglietto dell'autobus e hanno scoperto cos'è un tribunale.
Hanno aperto i loro zainetti al controllo della polizia all'ingresso, dicendo candidi che stavano accompagnando il loro maestro all'udienza. Hanno atteso pazienti sotto gli sguardi curiosi, divertiti o spazientiti del nugolo di adulti che si affaccendavano per il palazzo in cerca di soluzioni ai loro problemi. Hanno portato disegni e lettere scritte da loro e dalle famiglie, per raccontare la bellezza del percorso fatto insieme a Salif. Hanno mantenuto la compostezza anche quando la signora Giudice ci ha cacciato minacciando di chiamare i carabinieri (quanta paura possono fare otto nanetti?!), anche quando hanno capito che per Salif la strada della legalità si complicava, anche quando hanno visto nel suo volto lo sconforto e la paura. Gli hanno tirato su il morale, abbiamo festeggiato ugualmente con succo di frutta e patatine. E dopo questa avventura, dopo il racconto della sua storia, hanno cambiato modo di guardarlo. Ora Salif, per loro, non è più solo un maestro gentile, un fratello premuroso. E' anche un eroe. Un eroe della Storia. Come Enea che ha preso suo padre in spalla ed è partito per scappare da un paese martoriato dalla guerra in cerca di miglior vita, affrontando un viaggio pericoloso e arrivando sulle coste laziali, gettando le basi per una nuova Storia. Salif non ha fondato nessuna capitale, ma ha ricordato ai nostri cuori che non siamo soli nel nostro orticello, che siamo parte di una Storia più grande di noi, che non è lontana da noi ma che ci include, e a cui noi diamo il nostro contributo con le nostre scelte, col nostro atteggiamento verso gli altri, con quello che decidiamo per la nostra vita. Siamo tutti collegati, sette miliardi di persone che fanno la Storia.

 














I bambini si sentono parte della sua storia ora, si sentono la sua famiglia. E come una famiglia hanno organizzato per il suo compleanno una festa meravigliosa, preparata per settimane, con torte, decorazioni, regali, musica... come una famiglia si preoccupano del suo futuro chiedendo ogni giorno se il Giudice ha dato o no il permesso per restare. Sono entrati nella Storia, tenuti per mano dal loro maestro. Salif albero forte, Salif maestro paziente, Salif fratello maggiore.